Il duo The Uncles ha da poco pubblicato il singolo “Quello che rimane”, un brano che esplora i sentimenti legati alla fine di una relazione, trasmettendo emozioni di consapevolezza e accettazione. La loro musica è influenzata da una vasta gamma di generi e artisti, dai grandi cantautori italiani come Lucio Dalla a musicisti contemporanei come Marco Mengoni e John Mayer. Pur provenendo da percorsi diversi, entrambi i componenti del duo condividono la passione per la musica, che negli ultimi anni è diventata il fulcro del loro percorso professionale e personale.

Come avete sviluppato la vostra passione per la musica e quali artisti ritenete abbiano maggiormente influenzato il vostro percorso artistico nel modo più profondo?
Siamo influenzati dalla musica in generale, tutta. Passiamo da fischiettare temi jazz a canticchiare canzoni pop. A livello di scrittura sicuramente ci hanno influenzati i grandi cantautori italiani, Dalla ad esempio, ma anche musicisti più giovani come Mengoni, Brunori, John Mayer, James Bay.

A che punto delle vostre vite avete sentito il bisogno di esprimere la vostra esperienza attraverso la musica?
In due momenti diversi. Riccardo già in età adolescenziale mentre per Dario più in età adulta. La cosa che ci accomuna però è che, per motivi diversi, abbiamo riservato alla musica, nostro malgrado, uno spazio troppo piccolo per troppo tempo. Fino a quando, negli ultimi anni, abbiamo sentito che fare musica è per noi davvero un’esigenza che non si può contenere o recludere. E così è diventato il nostro lavoro oltreché la nostra passione.

Qual è il vostro primo ricordo tangibile legato al mondo della musica?
Dario: “ il mio primo ricordo tangibile (e simpatico) risale ai tempi dell’asilo, quando ad una recita di fine anno, sul palco con la chitarra cercavo di cantare Fatti mandare dalla mamma..”
Riccardo: “ i miei primi ricordi musicali tangibili sono i pomeriggi passati in cameretta a cantare brani iconici con il deodorante come microfono, pensando di essere su di un grande palco..”

Qual è il messaggio o l’emozione principale che avete voluto trasmettere attraverso il vostro nuovo singolo “Quello che rimane”?
“Quello che rimane” rappresenta per noi la canzone della consapevolezza, dell’accettazione. Quando finisce una relazione si elaborano molte cose, oltre alla tristezza, alla malinconia, c’è una verità che rimane, ed è quello che ciascuno tiene con sé.
È questa l’emozione che ci piacerebbe le persone che ascoltano il brano percepissero.

Nel vostro percorso artistico, quanto considerate fondamentale la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?
Per il momento siamo concentrati sull’esplorazione del nostro genere e del nostro stile. Pensiamo che la ricerca e la sperimentazione ci saranno sicuramente necessarie e alleate per trovare nuovi stimoli compositivi.

Qual è l’insegnamento più significativo che avete appreso finora attraverso la vostra esperienza musicale? Come ha plasmato la vostra visione artistica e il modo in cui affrontate la creazione musicale?
L’insegnamento più significativo che è diventato anche uno dei nostri capisaldi è che la musica è anche un po’ nostra. Con ciò intendiamo che per noi la parte spesso più difficile del nostro percorso è riconoscersi artisti e credere in quello che facciamo. Ricordarci che la musica appartiene a chi la fa, e che, facendo musica, possiamo prendercene un pezzettino ogni giorno con la consapevolezza che ce lo possiamo permettere è la sfida quotidiana.

Ci sono anticipazioni o novità che desiderate condividere in anteprima con i nostri lettori riguardo ai vostri prossimi progetti o sviluppi artistici?
Si, terminata la promozione di “Quello che rimane”, ci rimetteremo subito in studio per registrare un sacco di cose tra cui il nuovo singolo che è già una bozza.

Di seneci