Il titolo del romanzo è dato dalla sorgiva che promette vita eterna a chiunque ne beva un sorso: è vero o si tratta di una leggenda? Il senso di eternità sarà forse racchiuso in altro?
Non un giallo tout court, un libro sfogo di quiete e di tensione allo stesso tempo, un morbido planare dentro la fantasia che disegna vellutate le forme di una vicenda che saprà inchiodarci. Olga Tree, moniker della scrittrice bergamasca Chiara Vincenzi, pubblica “La leggenda della sorgiva” per PubMe Edizioni. L’eredità di un tempo infinito non è il solo centro di questa scrittura…

Il concetto di eternità per te…?
Nella mia visione di vita si ricollega innanzitutto al concetto di tempo e che, personalmente vedo come un bellissimo cerchio dove tutto prosegue in un continuo divenire: nulla è separato ma al contrario è connesso. Il senso di eterno lo si vive attraverso l’attimo vissuto, respiro dopo respiro, e che porta a compiere la vita grazie a quel meraviglioso e misterioso dono che possediamo dentro il cuore. L’amore.

Perché Chiara Vincenzi si firma Olga Tree? Al di là delle radici del nome, che significa per te avere una diversa identità?
Olga Tree è nata da un’idea giocosa da affiancare ai miei romanzi resi attualmente in questa chiave romantica e fiabesca. Per quanto mi riguarda non si tratta di avere un’identità diversa bensì di guardarmi sotto altri punti di vista; di non fossilizzarmi a una me e basta ma di accogliere con apertura quella versione dal fare un po’ antico e in cui mi sento dopotutto attratta. Quindi non sto dicendo di esibire una finta me, ma di mostrare con brio altri lati.

L’arte dell’immagine e quella della parola: in te le due cose confluiscono. Il romanzo quanto ha attinto dal tuo saper narrare anche per immagini? E viceversa?
La mia attività di illustratrice mi permette, da una parte, di porre quell’attenzione particolare e descrittiva per le ambientazioni. Per me è come raccontare da più angolature un dipinto. Ma lo stesso vale per i sentimenti e la psicologia dei personaggi. Nel raccontare le emozioni, mi pongo sulla semplice linea dell’ascolto e dell’osservazione, due elementi importantissimi che ricordo sempre anche ai miei allievi di corso di disegno. Cercando di sintetizzare, sia nel disegno sia nella scrittura, invento fino a un certo punto: la base di tutto, sempre da un mio punto di vista, è l’apertura al nostro cuore e a quello degli altri, oltre a ciò che ci circonda, in ogni sua sfaccettatura.

Un giallo come recita la collana… ma anche un fantasy per certi versi. La ricerca di una soluzione fantastica che peso ha nella vita reale?
Parlando sempre da una visione personale, l’idea di magia, o soluzione fantastica, si è sempre manifestata nella mia vita. E per magia non mi riferisco a pozioni o a calderoni con intrugli portentosi, ma alla semplice e sana idea che tutto si può trasformare. La magia della natura, dove tutto si crea in un armonioso canto, la magia della vita e al suo mistero in ogni contorno. Ciò che conta è come decidiamo di portare avanti il nostro quotidiano, sia nell’agire sia nel pensare, come trasformare un pensiero triste in un sorriso. È un percorso che attende tutti e quindi a noi la scelta di come far vibrare le nostre emozioni. Di trasformare.

E di questo romanzo? Qual è il vero messaggio che riportiamo a casa?
Premetto dicendo che trovo meraviglioso leggere le sensazioni che raggiungono i lettori: dai messaggi che di norma ricevo, e dalle recensioni, si aprono punti di vista del libro di sorpresa e gratificanti. Il tema che si prospetta in questo romanzo è l’amore per la vita intesa come intima ricerca di quella luce che è dentro il cuore di ciascuno. Una luce o una sorgiva, potremmo dire, da cui attingere per affrontare ogni avversità, per riscoprire noi stessi e scrivere così la storia del nostro divenire.