Semplicemente il rock, il grande classico rock che trova sfumature grunge e tratti di matita provenienti dal futuro. Si intitola “Lost in the Space” il disco dei Mazma Rill, prima release in vinile sotto questo nuovo moniker, secondo nuovo inizio per la band abruzzese che ha firmato i suoi natali artistici come Aneurisma. Questo lavoro è la testimonianza di come si sta tornando pian piano ad una dimensione suonata della musica, sempre più ricca di radici antiche.

Un esordio che avete scelto di stampare in vinile. Perché?
Ciao a tutti! Perché facciamo parte di quella generazione che non vedeva l’ora di tornare a casa con un vinile appena comprato per poterlo ascoltare. Oggi è tutto disponibile con un semplice click. Anche per questo forse non riusciamo ad entrare in piena sintonia con questo nuovo modo di ascoltare musica e di capirne tutte le potenzialità. Ma ovviamente il mondo cambia ed è un processo inevitabile. Nel nostro piccolo cerchiamo sempre di rimanere aggiornati perché è una parte integrante del mondo discografico.

Siamo in un tempo in cui i vinili stanno tornando… secondo voi perché? Che rapporto avete con questo supporto?
Il nostro rapporto è ottimo con questo formato. Il fatto che sia tornato in auge non può che renderci contenti. Ma oltre il nostro gusto personale è stata anche una scelta doverosa. Non è solo una questione nostalgica ascoltare musica in vinile, rispetto allo streaming. La verità è che ha un timbro completamente diverso. Il suono digitale è comodo e conveniente ma non può essere paragonato al suono caldo, profondo e definito dell’analogico.

Un focus su questo nome che vi portate dietro: l’Abruzzo e la sua tradizione vero?
Esattamente. Il nome deriva proprio dalla tradizione popolare abruzzese. Mazzemarille è un termine dialettale che indica una specie di folletto o gnomo dispettoso celato nei boschi abruzzesi. Abbiamo giocato un pò con le parole e da “mazzemarille” siamo diventati i Mazma Rill che si legge allo stesso modo. Abbiamo inserito un pò delle nostre radici nel nome della band e questa cosa ci piace molto.

A proposito di Abruzzo: in qualche modo il vostro territorio ha contribuito a scrivere questo disco?
Il fatto di essere una band di provincia ci consente di mantenere una sorta di purezza artistica. Nella nostra musica non c’è niente di costruito. In studio registriamo come se suonassimo dal vivo…cerchiamo sempre di catturare la stessa energia. Non sappiamo spiegare il perché, ma nella nostra Regione, il movimento della musica indipendente è sempre stato abbastanza presente. Abbiamo avuto la fortuna di crescere in contesti dove le band hanno portato la cultura della musica, soprattutto quella rock, nella nostra quotidianità. Poi, come la storia musicale insegna, nella provincia si covano meglio certe sonorità e l’essere un po’ “emarginati” contribuisce in questo.

E pensando al resto del mondo? Questo disco dovrebbe vivere a Seattle, New York o Londra?
È evidente che il nostro suono è influenzato da quello che viene definito come Seattle Sound. La direzione non è però forzata, deriva da ciò che ci piace ascoltare e dal modo in cui ci piace creare musica. Ma non abbiamo particolari confini geografici, se proprio dobbiamo essere posizionati in un luogo nello spazio-tempo, l’America del nord è forse il posto migliore.