Marta Brioschi, classe ’67, dedita per cultura personale all’oriente e alla sua lingua. In qualche modo tutto questo entra nei suoi romanzi. Ci troviamo a Budapest questa volta, un omicidio al Teatro dell’Opera. si dipana questa vicenda in cui la protagonista Chantal deve liberarsi da accuse infondate. Si intitola “Ballo in fa minore” edito da Be Strong Edizioni questo nuovo romanzo della scrittrice milanese…

Un titolo fuorviante ma neanche tanto. Un ballo in tonalità minore. Il contrappunto di gioia ma anche di proiezioni negative. L’ho letto bene questo titolo?
Il titolo rappresenta in senso letterale l’istante in cui la storia prende avvio. Infatti è durante l’esecuzione del Ballo in Fa Diesis Minore di Liszt che muore la prima vittima. In senso metaforico, invece, hai senz’altro ragione. La mia storia infatti ruota, o meglio danza, intorno a un mistero che attraversa emozioni contrastanti di gioia, rabbia e dolore in un crescendo quasi “rossiniano”.

Un giallo o un thriller psicologico? Come lo definiresti?
I miei gialli contengono sempre un’attenta analisi psicolologica dei suoi personaggi. È un giallo classico perché segue le regole del giallo “ad enigma”, ma per certi aspetti è sicuramente un thriller psicologico. Comunque non mi piacciono troppo le etichette, anche se capisco possano servire a orientare nell’acquisto i lettori. Tuttavia qualsiasi etichetta si voglia applicare ai miei romanzi, ci sarà sempre qualche lettore che si troverà un po’ spiazzato.

Te lo chiedo perché l’aspetto emotivo del “sentire” sembra prioritario per molta parte del romanzo. In che modo hai saputo immergerti in certi sentimenti? Come si fa a sentire qualcosa che non si vive?
Sì, direi che hai centrato il punto. Ballo in Fa Minore è sicuramente un romanzo che si focalizza sul senso dell’udito e non per nulla ad ogni capitolo è associato un brano musicale. Naturalmente si tratta anche di un sentire legato all’anima, ai sentimenti, appunto. Ad un vasto spettro di sentimenti, positivi e negativi. La mia fortuna è che ho cinquantasette anni e questo mi ha permesso di raccogliere un po’ di esperienza rispetto alla varietà dei sentimenti umani. Molti dei sentimenti descritti li ho vissuti profondamente nel corso della mia vita, altri li ho presi a prestito dalle vite che ho potuto osservare nella mia prossimità e naturalmente anche dai libri che ho letto. È assolutamente vero che chi legge vive molte vite! La mia sensibilità poi mi permette di entrare in empatia con le vite altrui, il che è bellissimo, ma anche difficile da gestire, a volte.

Cosa ha ispirato l’intrigo? Fatti di cronaca realmente accaduti oppure la fantasia libera di vedere e di scrivere?
Un documentario che vidi un paio di anni fa, e di cui non posso parlare perché spoilererei la tragica storia di cui sono protagonisti alcuni personaggi, ha ispirato il meccanismo che sta alla base dell’intreccio giallo; chi ha letto o leggerà il libro non avrà difficoltà a capire a cosa mi riferisco… I fatti storici che cito invece sono ispirati ad avvenimenti realmente accaduti e a personaggi storici realmente vissuti, anche se i miei personaggi sono del tutto inventati.