“Cinematic Chanson” è concepito come un film senza immagini, un’opera unica che fonde la musica “extracolta” con il classicismo tradizionale. Attraverso momenti di intensa liricità, il film sonoro evidenzia le capacità espressive della fisarmonica, integrata armoniosamente con le texture orchestrali degli archi. L’elemento solista, con la sua espressività melodica, è bilanciato da un contenuto musicale che sfrutta l’agilità dell’istrumento, dialogando e intrecciandosi con il tessuto orchestrale in una sorta di polifonia accordale. Questo dialogo si evolve in un gioco virtuoso tra solista e orchestra. Ideato e prodotto da Gaetano Randazzo per riflettere uno stile personale di suonare la fisarmonica di Ruggiero Mascellino, il progetto si compone di una partitura unica divisa in otto pezzi dal tono cinematografico, che offre un ricco tessuto di immagini sensoriali pur rimanendo puramente sonoro. I brani, un misto di composizioni originali e arrangiamenti innovativi, si susseguono in un flusso continuo di musica evocativa.

“Valse Sicilienne” ha una connessione storica con la musica cinematografica e con Fabrizio De André. Come pensi che questa connessione influenzi la percezione del brano da parte del pubblico moderno?

 Credo che abbia un’identità propria, soprattutto con l’arrangiamento e la tessitura musicale datagli da Gaetano Randazzo, e quindi non influenzi più di tanto la percezione del pubblico per l’utilizzo del brano di De Andrè. Per ciò che concerne la musica cinematografica, indubbiamente Marinuzzi è stato tra i promotori dell’utilizzo della fisarmonica nell’ambito della colonna sonora, di conseguenza ha aperto le strade per un nuovo linguaggio e nuove sonorità con uno strumento non solo comprimario ma assolutamente protagonista come in “Valse Sicilienne”.

L’esecuzione di “Valse Sicilienne” richiede un grande virtuosismo. Come ti prepari per affrontare tecnicamente ed emotivamente un brano così impegnativo?

Lo studio è alla base di tutto, la conoscenza del repertorio classico e contemporaneo fanno sì che sia più semplice affrontare repertori complicati. Ovviamente la passione per lo strumento e per questo genere musicale fanno il resto.

“Cinematic Chanson” è il tuo nuovo progetto discografico diretto da Gaetano Randazzo. Come descriveresti la vostra collaborazione e quale contributo unico ha portato al disco?

Gaetano era il mio docente di lettura della partitura in Conservatorio, ma, non appena scoperto il mondo musicale e soprattutto la fisarmonica in me, immediatamente ha tirato fuori progetti che negli anni ci hanno legato sempre più attraverso le note, le armonie e l’arrivo di Cinematic. Adesso siamo pure colleghi nello stesso Conservatorio che ci ha fatto incontrare.

Quale pensi sia il ruolo della fisarmonica nella musica contemporanea e come cerchi di innovare e portare questo strumento a nuovi livelli attraverso il tuo lavoro?

La fisarmonica nasce come strumento popolare e, pur essendo utilizzata anche in questo settore, con l’avvento del nuovo sistema ha aperto le porte per l’inserimento in Conservatorio. Quindi si è passati dalle trascrizioni dei repertori per pianoforte, organo e clavicembalo alle composizioni originali, che oggi quasi tutti i compositori ci forniscono. E’ l’esempio di “Cinematic Chanson” che risulta essere un concerto e nello stesso tempo programma d’esame, che inserirò nei programmi accademici dei Conservatori.

Sei noto per la tua versatilità musicale. Quali sfide incontri nel passare da un genere musicale all’altro e come riesci a mantenere la tua identità artistica in questo processo?

Nasco come musicista popolare, mi formo accademicamente in Conservatorio e soprattutto percorro tutte le strade musicali da sempre. Ho avuto anche la possibilità di lavorare con tanti artisti del mondo della musica leggera italiana e di partecipare a tante trasmissioni televisive, oltre che a tanti festival, compreso quello di Sanremo. Percorrere tante strade mi ha strutturato ed abituato a non cambiare mai, pur esplorando tutti i generi musicali.

Con così tante esperienze diverse nel tuo curriculum, come trovi l’equilibrio tra le tue responsabilità come musicista, compositore e insegnante?

La prima cosa che insegno agli allievi è, oltre alla dedizione allo studio, essere umili e seri nello stesso tempo. Spesso svolgo attività concertistica per orientare loro stessi, li coinvolgo personalmente e cerco di far vedere loro il percorso da me tracciato, e inevitabilmente finiscono per assimilare tutto ciò che viene trasmesso. Il connubio insegnamento – attività per me deve essere sempre valido, altrimenti avrei percorso solo la strada del concertismo.

Il Teatro Massimo di Palermo è un luogo iconico per la musica. Cosa ha significato per te esibirti in questo teatro, soprattutto con un programma così ricco come quello del 20 luglio?

Al Teatro Massimo ho esordito a 15 anni col balletto “Amarcord” di Fellini/Rota, in qualità di solista, tra l’emozione e il grande senso di responsabilità. Dopo una lunga attività in organico orchestrale, si è presentata l’occasione di fare il solista nel 2014 con musiche mie. Adesso a distanza di 10 anni ho la consapevolezza di avere raggiunto una maturità tale da potere divertirmi ed entusiasmarmi per un programma come questo, perché carico di novità, armonie sublimi e spessore artistico notevole.  

Infine, quali sono i tuoi progetti futuri e ci sono nuovi territori musicali che ti piacerebbe esplorare?

Adesso uscirà tutto l’album di “Cinematic Chanson” e verrà promozionato in Italia e presto in Europa. In realtà ho già un cd nuovo in uscita per ottobre, che percorre sempre strade nuove e quindi ciò che desidero è già questo. Spero di continuare a farlo per tanti anni ancora.

Di seneci