Federico De Caroli in arte DECA giunge al suo 22_esimo lavoro di inediti e di nuovo affronta l’anima, lo stupore, l’immersività esoterica dentro una letteratura lontana anni luce da ogni abitudine. “Strategia Esoterica” è un disco esperienziale, un lavoro dentro cui ritrovarsi, riconoscersi, affrontare i propri lati oscuri e tornare a galla… il tutto in un suono preparato e modificato. Sono segmenti sonori…

Estetica e messaggio. La prima da voce al secondo o viceversa?
Indubbiamente tra i due aspetti c’è una tensione che genera compensazione tra le aspettative dell’ascolto di per sé e i contenuti che la musica vuole esprimere. Operazione non facile, forse quasi impossibile dal momento che questa è musica strumentale, senza testi. Dunque musica che in qualche modo deve sforzarsi di essere molto evocativa per suscitare suggestioni di tale potenza da raccontare qualcosa a chi ascolta, anche in asseza di parole. In parte le immagini dell’artwork di copertina integrano il messaggio, così come i titoli dei pezzi, su cui ho fatto un lungo e accurato studio. Strategia Esoterica è di fatto un concept album e ho usato ogni dettaglio dell’opera per far sì che l’ascoltatore non si limiti alla forma, ovvero all’estetica. Comunque sì: è l’estetica che da voce al messaggio.

E in generale che rapporto hai con la forma?
La forma rende tangibile il contenuto. Nell’arte, in tutta l’arte, senza forma è impossibile creare la “materia” in grado di far arrivare al pubblico le idee dell’artista. La forma va curata, va ponderata, ma non deve diventare il fine. Perché allora fare arte diventa un esercizio di stile, un’operazione di zelante confezionamento che sia abbastanza attraente al di là del messaggio, dell’invenzione o dell’emozione che contiene. La forma, soprattutto nella musica, non basta a trasferire la vibrazione del musicista a chi lo ascolta. L’essenza intima di una canzone o di una composizione strumentale non necessariamente ha bisogno di una produzione raffinata a tutti i costi; semmai di una produzione conforme allo spirito dell’essenza stessa. La mia musica a volte può sembrare molto formale perché è curata nei dettagli, è molto stratificata, è fatta di sonorità ricercate. Tuttavia, considerando che si tratta di un sound prodotto con sintetizzatori e tanta tecnologia, io mantengo un approccio artigianale con gli strumenti che uso. Non utilizzo sequencer, non utilizzo scorciatoie, suono tantissime parti a “mano libera” sulla tastiera, manipolo i suoni con i metodi più svariati. Credo che solo così la forma resti funzionale e non diventi un’ossessione.

Un disco come flusso di coscienza? Come flusso di consapevolezza? Oppure un getto istintivo di suono per provare a ritrovarsi dentro?
Un disco come Strategia Esoterica non è frutto di un getto istintivo, quanto meno nella sua genesi concettuale. I temi dell’esoterismo, dell’alchimia fanno parte di una forma mentis che coltivo da moltissimo tempo su più livelli; e già miei precedenti album erano incentrati su questi argomenti. Poi è chiaro che la composizione delle tracce e la creazione dei singoli suoni ha avuto una grande spinta dall’ispirazione pura, dall’istintività. Io sono un grande improvvisatore e uno sperimentatore mai pago delle soglie che varca e dei territori che esplora. Quindi parto da un’idea di base ben definita per poi rivestirla della musica in modo poco progettuale. La fase centrale di produzione è molto imprevedibile, il suono è in continua trasformazione. Strategia Esoterica oltretutto è anche frutto di energie paramentali che si sono manifestate durante le registrazioni e hanno pervaso alcuni brani di segnali subliminali potenti. Solo quando nella fase finale preparo il master, torno ad avere un approccio razionale, ben centrato, anche perché è necessario per rendere fruibile la musica. In questa fase sono scrupoloso, non ammetto sbavature e approssimazioni. Certamente la musica di Strategia Esoterica ha un suo potere intrinseco che interagisce con lo stato d’animo e l’approccio dell’ascoltatore. Musica che può diventare un talismano per chi la ascolta, se saprà coglierne l’essenza facendola propria. Ma che può anche diventare una maledizione.

Tante le allegorie che richiamano le immagini: ce le racconti nel dettaglio?
L’artwork della copertina è una summa di vari temi attinenti alla tradizione esoterica in generale e nello specifico a singoli ambiti. L’iconografia, i simboli servono a rafforzare e consolidare il concept dell’opera e a trasmettere al pubblico un primo suggerimento, un primo indizio per focalizzare bene cosa sta per sentire. La figura della copertina non mostra il suo volto, ma tradisce la sua natura. Le corna ritorte di Pan, del satiro o del Baphomet sono inequivocabili. E la scacchiera rimanda sì al concetto di strategia, ma anche al pavimento del tempio massonico, a sua volta basato sulla contrapposizione simbolica di tenebra e luce, nigredo e albedo. Riferimenti che si ritrovano poi in varie forme all’interno del booklet, dove c’è una mia personale trasfigurazione nel Diavolo dell’arcano XV dei tarocchi, altra figura fondamentale nella tradizione esoterica. Ci sono poi il teschio e l’uovo, allegoria più ricercata della stessa contrapposizione di cui sopra, ma anche sintesi del ciclo vita-morte-rinascita. Quindi il labirinto della cattedrale di Chartres che sta sul tondo del CD, i simboli alchemici dei tre elementi correlati alle tre trasmutazioni e molte altre figure e dettagli iconografici che non sono lì per caso. Come è accaduto per il mio album del 2021 Lucifero Alchemico mi aspetto giudizi poco edificanti da parte di qualcuno per l’uso che faccio di certi simboli, di certi concetti. Ma io non posso certo limitarmi in virtù di luoghi comuni figli di una certa ignoranza. O farmi condizionare da pregiudizi e stereotipi di largo consumo. Anche perché non c’è alcun intento provocatorio da parte mia.