Eccolo l’esordio di Marco Boccuto che per l’anagrafe discografica si firma con il solo cognome. Si intitola “Il cielo non cade mai”, uscito per la Volume!, lavoro che ha quel profumo di città e di introspezione che tanto mi piace ascoltare in questo momento dell’anno che sa di transizione.
Se dovessi farmi guidare dall’istinto e dal primo ascolto e dai primi secondo, avrei archiviato tutto dentro un’etichetta di elettro-pop dei tempi moderni, dalle visioni scure, metropolitane, con quel pizzico di antichità che non può non richiamare Battiato… il futuro impera anche in liriche che sulle prime mi chiedono di far pace con sensazioni distopiche, apocalittiche. Sto esagerando lo so bene… non è però così che se la cava questo disco, cerca tanto altro, lo trova anche subito direi. Arriva la title track e tutto si ridiscute: questa voce che si scurisce nelle timbriche in cerca di soluzioni basse, quasi angosciate e cantilenanti. “Razza di ragazza” poi dimostra aperture pop decisamente affascinanti. Che bella voce sicura quella di Marco Boccuto, qui posso dirlo e mi spingo a pensare che sia questo il vero luogo di frequenze della sua piena espressione.
Come dentro gli incisi di “Myazaki” che tanto sfoggia quel pop lirico che un poco richiama gli 883 o quel magico mondo adolescenziale anni ’90. La produzione prende altre strade nell’impasto sonoro di “Come faremo”, sia per il suono di drumming e di tutta la sezione ritmica, sia per la voce che qui ha una distanza particolare. E quel sax davvero è figlio delle estati anni ’90… E senza spoilerare altro, il disco prosegue tornando dentro l’habitat a lui congeniale, con brani potenti, precisi, dalle chitarre acustiche assai caratterizzanti. Boccuto lo sa bene che il cielo non è quello che ci vogliono raccontare. La sua canzone non è un’opera che chiede e invita alla rivoluzione, non è rivoluzionaria essa stessa… al pari di artisti come Olden o Verrone… belle penne, pulite, acqua e sapone, personalità definite che non puoi ignorare. “Il cielo non cade mai” è un disco che resta, durante le giornate di pioggia come anche dentro le solitudini private di ognuno di noi.