Il giovane cantautore Vangio presenta il suo nuovo singolo “Van Gogh”, un brano che intreccia introspezione personale e influenze artistiche profonde. La passione per la musica è stata un viaggio che lo ha accompagnato fin dall’infanzia, influenzato da artisti come Shawn Mendes, Ultimo e Cesare Cremonini, oltre che dai momenti condivisi con suo padre. In questa intervista, Vangio racconta il processo creativo dietro “Van Gogh” e come i celebri girasoli del pittore olandese abbiano ispirato la riflessione su come le persone possano influenzare positivamente la nostra vita, rigenerandoci emotivamente e spiritualmente. Attraverso la sua musica, Vangio vuole essere uno “specchio” per gli ascoltatori, offrendo conforto e riflessione, proprio come i brani degli artisti che lo hanno ispirato. Nell’intervista ci parla anche dell’importanza della sperimentazione sonora, delle sfide affrontate nel mondo musicale e dei progetti futuri, lasciando intravedere un anno ricco di nuove uscite e sperimentazioni. 

Come è nata la passione per la musica e quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo percorso artistico?

Non ricordo un momento preciso in cui è nata la passione per la musica, però sono stato sempre legato sin da bambino all’ascolto, probabilmente sentendo anche mio papà cantare in furgone, e soprattutto sono sempre stato spronato a provare cose nuove, e quando ho scoperto la musica è stato amore a prima vista.

Gli artisti che mi hanno influenzato maggiormente sono sicuramente Shawn Mendes, Ultimo e Cesare Cremonini.

Quando hai iniziato a sentire la necessità di raccontare la tua vita in musica?

Crescendo, maturando, ho iniziato a sentire il bisogno di raccontare le esperienze che mi accadevano, sperimentando musicalmente a analizzandomi quindi conoscendomi meglio. Poi sentendo come certe canzoni di alcuni grandi artisti riuscivano a darmi conforto, o a farmi provare le emozioni di cui avevo bisogno in quel momento, ho pensato che anche io volessi riuscire ad essere una sorta di “specchio” per le persone, come alcune canzoni lo erano state per me.

Qual è il primo ricordo legato alla musica che hai?

Probabilmente io che da piccolino canto assieme a mio papà “Finchè la barca va” o Pavarotti nel suo furgone da lavoro.

Parliamo del nuovo singolo. Quali sono i temi trattati e cosa ti ha spinto a scegliere questo titolo?

Il tema si basa sul porsi il quesito di che tipo di effetti la buona influenza di un’altra persona possa avere su noi stessi, nel caso della canzone, infatti, noi siamo i girasoli, con qualche difetto e qualche fiore appassito, mentre l’altra persona è colei/colui che riesce a darci un nuovo colore, una nuova vita. Ciò che mi ha spinto a scegliere questo titolo è sicuramente stato questo pensiero che ho fatto appunto quando ho visto i girasoli di Van Gogh nel suo museo, ad Amsterdam.

Come artista, quanto è importante la ricerca e la sperimentazione di nuove sonorità?

È di vitale importanza, per due motivi: uno umano ed artistico, in quanto chi scrive, come me, nel mio caso, dopo un tot di canzoni scritte in un certo modo e dopo un certo numero di ascolti in diverso stile si fa influenzare, portando ad un’evoluzione delle sonorità e uno pragmatico, ossia che in un mercato musicale saturo come quello di oggi, la freschezza è sempre ciò a cui a parer mio, ad un certo punto si cerca di puntare.

Qual è l’insegnamento più importante che hai appreso fino adesso dalla musica?

Il lavoro sulla costanza, il non mollare nonostante sia pieno di porte che si possono chiudere, credere in sé stessi, essere creativi (non solo dal punto di vista artistico, ma anche imprenditoriale ecc…), capire come avere a che fare con persone magari molto diverse tra di loro.

Qualche novità che vuoi condividere, in anteprima, con i nostri lettori? 

Ho un sacco di nuove canzoni scritte, demo piano/voce non pubblicate, sperimentazioni e progetti che sto portando avanti con la mia squadra, sicuramente quest’anno sarà un anno pieno di belle sorprese, mi auguro sia per me, che per loro.

Di seneci