Respiro saudade, con la morbidezza di shuffle e voci corali che non a caso si tingono di femminilità al contorno. E tutto questo, mettendo in play “Ero invisibile” come prima traccia, cozza ironicamente con la lirica che mette a nudo la classica ciabatta estiva e quel disordinato modo di convivere col caldo torrido di un estate decisamente spietata. E poi l’inciso che polvere (e non solo qui) con modi anni ’50 quasi. Matteo Bonechi fa il verso all’italiano d’estate, quello che scambia un aereo di linea per una stella cometa, quello che… beh ascoltate le canzoni per tratteggiarlo con indiscussa precisione. “L’estate spietata” a quanto pare è un disco che vien fuori da una vera e propria sessione live in studio (come il jazz classico impone) ed è stato raccolto nell’ispirazione di un’estate, torrida manco a dirlo.

E “Se mi versi un Campari” sembra possa cantarla Capossela come ha fatto in “Con una rosa”, visto che il nostro nel sottolineare l’espressività di frasi ricorsivi un poco quel verso lo cerca. E non devono mancare i sapori latini, anzi quasi “manouche” dentro brani come “Deserto indaco”, alcolico e funambolico, alla Carotone sicuramente e il nostro lo sa bene soprattutto nel modo che ha di disegnare l’aria di festa che respiro prepotente dentro l’inciso. Belli i fiati de “L’assedio”, bello il rolling di batteria, belli i vapori annebbiati di Paolo Conte che prepotente qui impera nei debiti di stile. E non manca neanche la Milano delle osterie e dei canti allegorici, provocatori, di teatro e di canzoni come accade dentro “Riunione di condominio”. Come non manca neanche il cantautore romantico a far da capolino e qui imperano brani come “La sera della prima” o la bellissima chiusa “Satelliti rari”.
Un disco che suonerebbe bene in vinile, bene accompagnato dal vino, estivo sicuramente, poco incline alle intimità autunnali. Si orna a suona la musica? Sicuramente accade questo dentro “L’estate spietata” ed è altrettanto sicuro che si torna a renderla visibile la musica ed il suo suono. Sembrano piccole colonne sonore che posso immaginare sin dai più piccoli particolari.